L’invecchiamento può seguire uno sviluppo fisiologico (tipico) oppure patologico. Il primo, è un processo naturale che provoca rallentamenti e malfunzionamenti cerebrali che si accumulano con l’avanzare dell’età, fino a provocare un peggioramento cognitivo progressivo, che può compromettere, ad esempio, la memoria e la capacità di concentrazione.
L’invecchiamento patologico, invece, consiste nella degenerazione cerebrale dovuta ad una patologia, appunto, e può essere anche identificato con il termine “demenza”. Questo termine indica una disfunzione cronica, progressiva e irreversibile del sistema nervoso centrale che porta ad un declino cognitivo spesso accompagnato da disturbi dell’umore, del comportamento e della personalità.
Tipologie di demenza e principali cause
È possibile classificare le demenze in base alla zona dell’encefalo colpita dalla neurodegenerazione, ovvero suddividerle in corticali (Alzheimer, Demenza con corpi di Lewy, Malattia di Pick) e sottocorticali (Demenze vascolari, Morbo di Parkinson, Corea di Huntington ecc); oppure in base alla dipendenza o meno da altre patologie (demenze reversibili o irreversibili).
La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più comune di demenza, seguita dalla demenza di tipo vascolare, ovvero causata dalla diminuzione del flusso sanguigno destinato al cervello, per esempio in seguito ad ischemia: le cellule cerebrali di alcune aree del cervello, rimanendo senza sangue e, quindi, senza ossigeno, muoiono.
Tra le possibili cause di demenza nel paziente anziano rientra anche l’idrocefalo normoteso, un tipo di demenza dovuta ad un accumulo cronico di liquido cerebrospinale (liquor). Approfondiamo l’argomento con il dottor Zefferino Rossini, Specialista in Neurochirurgia in Humanitas Research Hospital e in Humanitas Mater Domini.
Che cos’è l’idrocefalo normoteso?
L‘idrocefalo normoteso è una condizione neurologica in cui il liquor tende ad accumularsi nel cervello, senza provocare però un aumento rilevabile di pressione interna. Si tratta di una forma di idrocefalo cronica che colpisce principalmente gli anziani e che può provocare demenza.
Quali sono i principali sintomi?
I sintomi dell’idrocefalo normoteso possono essere graduali e non sempre tutti presenti, aspetto che rende difficile una diagnosi precoce. I principali sono essenzialmente tre (triade classica di Hakim-Adams):
- Disturbi di deambulazione: andatura lenta con difficoltà a sollevare i piedi dal suolo. Si tratta del primo sintomo a comparire.
- Disturbi urinari: incontinenza, urgenza e ritenzione.
- Declino cognitivo: rallentamento psicomotorio, difficoltà a pianificare e prestare attenzione, deficit di memoria. La demenza può comparire in fase avanzata, intaccando principalmente la funzione esecutiva e attentiva e solo tardivamente la memoria.
Esistono delle cause scatenanti?
L’idrocefalo normoteso può essere di due diverse tipologie: idiopatico, provocato da cause sconosciute (colpisce prevalentemente gli anziani) e secondario: può comparire, anche nel giro di poche ore, come conseguenza ad altri disturbi come meningiti, emorragie subaracnoidee, traumi cranici o interventi neurochirurgici. Un’ulteriore causa può essere un’alterazione del riassorbimento del liquor da parte dei villi aracnoidei (protrusioni presenti nelle meningi).
Come viene diagnosticato l’idrocefalo normoteso?
I principali metodi di diagnosi dell’idrocefalo normoteso sono:
- Valutazione clinica: identificazione della triade classica di Hakim-Adams
- Neuroimaging: Risonanza Magnetica o Tomografia Computerizzata
- Test del drenaggio lombare: rimozione di 30-50 ml di liquor tramite puntura lombare
- Monitoraggio della pressione intracranica: per quanto nell’idrocefalo normoteso la pressione resti “normale” è possibile rilevare delle variazioni nella pressione del liquor con un monitoraggio di 24 ore, effettuato attraverso derivazione spinale esterna, ovvero il posizionamento di un drenaggio esterno collegato ad un monitor.
- Test di infusione: iniezione di soluzione fisiologica attraverso un catetere spinale e rilevazione delle variazioni di pressione.
Quali sono i trattamenti?
Ci sono diverse possibilità di trattamento dell’idrocefalo normoteso, il trattamento chirurgico risulta il più efficace in molti casi, con miglioramenti significativi nei sintomi legati alla deambulazione e alla minzione ma, tuttavia, il declino cognitivo è variabile e non sempre reversibile.
La derivazione ventricolo-peritoneale è la procedura chirurgica più utilizzata per drenare il liquor in eccesso dai ventricoli verso la cavità peritoneale (lo spazio addominale rivestito da una sottile membrana sierosa). Questo trattamento garantisce benefici principalmente sulla deambulazione e sui disturbi urinari, mentre arresta o rallenta il disturbo cognitivo. Nei casi in cui questo trattamento non possa essere opzionato, un’alternativa può essere la derivazione ventricolo-atriale (un collegamento tra ventricolo e atrio, passando per le vene del collo, es. giugulare esterna o vena facciale) o ventricolo-pleurica (collegamento tra ventricolo e pleura).
La gestione conservativa, invece, nei pazienti non candidabili alla chirurgia, consiste in una terapia palliativa basata su fisioterapia e gestione sintomatica.