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Infarto: il cuore non aspetta, ogni minuto è prezioso

Un dolore improvviso e violento al petto, dietro lo sterno, irradiato al braccio o al collo. Un malessere diffuso, uno stato di agitazione accompagnato da pallore, sudorazione e tachicardia: questi i primi sintomi dell’infarto, che possono durare pochi minuti, ma anche alcune ore.

Fondamentale riconoscerli e trattarli in tempi rapidi, per salvare il muscolo cardiaco e ridurre drasticamente danni gravi e irreversibili (che rispondono ai nomi di disfunzione ventricolare sinistra severa, rottura di cuore, aritmie maligne e morte).

Infarto: prima causa di morte in Italia

In Italia il tasso di mortalità legato alle sindromi coronariche acute è di 129 ogni 100mila abitanti, 143 per gli uomini e 116 per le donne, e nonostante il nostro Paese sia tra quelli con la più bassa mortalità, l’infarto e le malattie cardiovascolari rappresentano comunque la prima causa di morte.

Negli ultimi anni le possibilità di cura si sono ampliate notevolmente grazie all’evoluzione tecnica e tecnologica. In particolare, l’angioplastica coronarica percutanea (PTCA) insieme allo sviluppo di materiali sempre più raffinati, fra cui gli stent medicati (retine metalliche che permettono di mantenere aperta nel tempo la coronaria e che rilasciano nella parete dell’arteria un farmaco specifico che riduce le recidive di ricostruzione della coronaria), consentono di curare malattie coronariche sempre più complesse, che in precedenza erano di pertinenza esclusivamente chirurgica, con applicazione del by-pass.

Sindromi coronariche acute: facciamo chiarezza!

Equivalente alla morte di aree più o meno estese di cellule cardiache, l’infarto è una patologia compresa nel gruppo delle sindromi coronariche acute. La conseguenza di queste patologie è l’improvvisa ostruzione trombotica di una delle arterie coronarie che forniscono il sangue al cuore. L’apporto di ossigeno al muscolo cardiaco diventa così scarso, o nullo, fino a provocare la morte di aree più o meno ampie”, spiega dottor Angelo Anzuini, Responsabile della Cardiologia di Humanitas Mater Domini.

In alcuni casi l’ostruzione coronarica non è improvvisa, ma può svilupparsi nel tempo come conseguenza dell’accrescersi della placca aterosclerotica che può provocare l’angina cronica, cioè un dolore toracico per sforzi di una certa entità, conseguenza del mancato, o transitorio, apporto di ossigeno al cuore, che “vive sotto sforzo”. “Nei casi di angina cronica stabile la terapia farmacologica anti-ischemica è di fondamentale importanza, ma spesso non è sufficiente, tanto che sorge la necessità di essere sottoposti ad angioplastica coronarica e impianto di stent“, chiarisce il dottore.

Infarto: una lotta contro il tempo

Se i sintomi sospetti non si risolvono nell’arco di 10-15 minuti, è importante recarsi rapidamente al Pronto Soccorso più vicino. Il paziente in ospedale è visitato con urgenza e sottoposto a elettrocardiogramma e a un prelievo del sangue. Se la diagnosi di infarto del miocardio è confermata, viene immediatamente somministrata la terapia farmacologica specifica. In Humanitas Mater Domini la sala di Emodinamica è aperta 24h e, se necessario, può essere eseguita l’angioplastica d’urgenza.

Il compito del medico di Pronto Soccorso è cruciale – sottolinea il dottor Anzuiniperché anche altre patologie presentano sintomi analoghi a quelli dell’infarto, come la gastrite, l’ulcera gastrica o duodenale, l’esofagite, la pleurite, mio-pericardite o dissezione aortica. Inoltre, l’infarto può presentarsi anche con sintomi del tutto diversi da quelli classici come nausea, vomito o dolore addominale o dorsale”. I primi 90 dalla comparsa dei sintomi sono, quindi, i minuti cruciali per intervenire su un infarto: se indicata, l’angioplastica entro questi tempi, in genere, permette di ridurre le possibili complicanze e mantenere il più possibile vicino alla normalità la funzione contrattile del cuore. L’intervento in tempi più lunghi, invece, potrebbe risultare molto più esteso e irreversibile.

In Humanitas Mater Domini, un Laboratorio di Emodinamica attivo 24h ed un équipe dedicata

In Humanitas Mater Domini il moderno Laboratorio di Emodinamica attivo 24 ore su 24,7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno, l’équipe medico-infermieristica dedicata composta da 4 cardiologi interventisti e 6 infermieri professionali, la contiguità delle sale al Pronto Soccorso e alla Terapia Intensiva consente di effettuare spostamenti rapidi, offrendo al paziente una maggiore sicurezza clinica.

Non solo angiografie e angioplastiche coronariche, nel Laboratorio di Emodinamica di Humanitas Mater Domini si eseguono anche angioplastiche periferiche per lo studio della patologia stenosante arteriosa vascolare periferica (iliaca, femorale, renale e carotide) in anestesia locale. Attraverso l’arteria radiale (polso) o femorale (inguine) si introducono dei cateteri (di diametro non superiore ai 2 mm), che vengono fatti avanzare fino al di sopra della valvola aortica del cuore e posizionati all’origine delle coronarie. E’ poi iniettato un mezzo di contrasto che consente la visualizzazione sul monitor delle arterie coronarie che, quando presentano significativi restringimenti, sono dilatate con alcuni “palloncini” (con un diametro variabile tra 2.5 e 4 mm) e mantenute aperte grazie al posizionamento degli stent. Questa strategia ha rivoluzionato il trattamento delle coronaropatie e, più in generale, delle vasculopatie aterosclerotiche negli ultimi venti anni. Il numero di pazienti sottoposti al classico intervento di bypass aortocoronarico, infatti, si è sensibilmente ridotto, mentre il numero di procedure percutanee è incrementato.

Tuttavia anche questa metodica non è infallibile e la percentuale di insuccesso nel tempo (con possibilità di eseguire un’altra angioplastica o l’intervento di by-pass) è dipendente dal numero di lesioni coronariche trattate, dalla loro sede anatomica e dall’eventuale presenza di diabete. Per il successo del trattamento percutaneo con angioplastica – ma in generale di qualsiasi trattamento – rimane fondamentale l’interazione e la collaborazione tra il medico e il paziente, che attraverso una corretta assunzione delle terapie farmacologiche specifiche e l’adozione di uno stile di vita sano (dieta equilibrata, movimento, abolizione fumare, ecc.) possono pervenire a una definitiva risoluzione del problema vascolare, coronarico o periferica.

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