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Sindrome premestruale: facciamo chiarezza

Interessa il 20-30% delle donne e si presenta soprattutto in età fertile, cioè dal menarca (primo flusso mestruale) fino alla menopausa. Parliamo della sindrome premestruale (SPM).  

Ma di cosa si tratta? La sindrome premestruale (SPM) è un insieme di sintomi fisici, emotivi e comportamentali che si manifestano durante la fase luteale (seconda fase) del ciclo mestruale e si risolvono con l’inizio della mestruazione. I sintomi si possono presentare con un’intensità lieve oppure severa e, in questo caso, possono interferire con la vita personale, familiare e anche lavorativa. 

Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Greta Garofalo, ginecologa di Humanitas Mater Domini.  

Quali sono i fattori di rischio della sindrome premestruale?

Questi disturbi possono avere un’ereditarietà. Non solo, altri fattori di rischio possono essere un’anamnesi positiva per disturbi psichiatrici, il soprappeso, la sedentarietà, il tabagismo e un elevato consumo di caffeina. 

Alla sindrome premestruale, si associano anche la carenza di vitamina B6, di calcio e di magnesio.

Quali sono i principali sintomi che si avvertono?

La sindrome premestruale può causare diversi sintomi che spesso impediscono o rendono difficoltoso lo svolgimento della vita quotidiana e lavorativa. 

Alcuni sintomi:

  • affettivo-somatici: ansia, confusione, irritabilità, depressione, isolamento sociale 
  • somatici: gonfiore addominale, sensibilità o tensione mammaria, cefalea (mal di testa), dolori muscolari e/o articolari

Quali sono le cure per la sindrome premestruale?

Possono esserci due alternative: 

Terapie non farmacologiche

Si tratta di accorgimenti e consigli da mettere in pratica per ridurre l’intensità dei sintomi:

  • Attenzione all’alimentazione. Durante la fase luteale, ridurre l’assunzione di alcool, di caffeina e degli zuccheri semplici e favorire l’assunzione di carboidrati complessi, cioè tutti i derivati dei cereali (come pane, pasta, pizza) e i tuberi (come le patate)
  • Dedicarsi regolarmente all’attività fisica. Aiuta a stabilizzare l’umore e può determinare un miglioramento dei sintomi, sia somatici sia affettivi
  • Integrare i micronutrienti come la vitamina B6, il calcio e il magnesio 
  • Dopo il consulto con un medico, è possibile anche utilizzare integratori naturali a base di agnocasto, gingko biloba, iperico, zafferano e resveratrolo 

Terapie ormonali 

Le terapie ormonali sono indicate laddove le fluttuazioni ormonali, di estrogeni e progesterone, sono alterate. Questa situazione è solitamente tipica dell’età giovanile. 

Tra le terapie ormonali più indicate si possono usare i contraccettivi ormonali combinati (pillole) che sospendono l’ovulazione e le fluttuazioni ormonali, dimostrando effetti benefici per l’attenuazione dei sintomi affettivi sia di quelli somatici.

Il percorso di cura per la sindrome premestruale ha inizio con la diagnosi da parte di un ginecologo, responsabile della diagnosi clinica (anamnesi, valutazione prospettica dei sintomi) e delle cure primarie. Il trattamento definito può variare in relazione all’intensità dei sintomi (lievi, moderati o severi), al desiderio riproduttivo e alla comparsa di effetti collaterali.

In caso di forme severe della sindrome, resistenti al trattamento, è opportuno procedere attraverso un approccio multidisciplinare che include anche il nutrizionista e lo psicologo

È importante, infatti, prendere in considerazione anche le conseguenze psicologiche del disturbo, soprattutto dopo una gravidanza e in vista della menopausa, perché il rischio di sviluppare la depressione è più elevato. 

Ginecologia e Ostetricia