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Fibrillazione ventricolare


La fibrillazione ventricolare è unaritmia caratterizzata da una attivazione rapidissima ed irregolare delle camere inferiori del cuore (ventricoli) che diventa quindi incapace di generare una contrazione valida (arresto cardiaco). L’arresto cardiaco determina un crollo immediato della pressione arteriosa ed il collasso del paziente. Se non viene interrotta prontamente mediante una defibrillazione del cuore (una “scarica elettrica” erogata attraverso delle piastre posizionate sul torace da un apparecchio denominato defibrillatore) la fibrillazione ventricolare porta a morte pressoché immediata il paziente.

Questa aritmia è la più frequente causa di morte improvvisa nella popolazione. A volte la sua insorgenza è preceduta da un dolore al petto segno di un improvviso deficit dell’apporto di sangue al cuore (ischemia/infarto miocardico acuto).

Quali sono i sintomi della fibrillazione ventricolare?

La contrazione inefficace del cuore arresta il flusso di sangue agli organi causando un collasso immediato e incoscienza. A volte, però, l’aritmia può essere preceduta da sintomi quali:

In presenza di un paziente in arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare è obbligatorio attivare immediatamente il sistema di emergenza medica chiamando il 112. Nello stesso tempo chi si trova nelle vicinanze dovrà iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Il primo passo è quello di eseguire un massaggio cardiaco esterno mediante compressioni profonde sul torace (circa 100 al minuto) al fine di consentire un seppur minimo apporto di sangue agli organi vitali (cervello e cuore). Se disponibile nelle vicinanze, dovrà essere immmediatamente attivato ed utilizzato da soggetti abilitati, anche prima dell’arrivo dei soccorsi, un defibrillatore semiautomatico. La probabilità di sopravvivenza del paziente dipende quasi esclusivamente dalla rapidità della defibrillazione cardiaca.

Quali sono le cause della fibrillazione ventricolare?

La fibrillazione ventricolare si manifesta nei pazienti con una malattia cardiaca generalmente grave (con rare eccezioni) o in presenza di condizioni scatenanti:

  • ischemia/infarto acuto del miocardio (improvvisa mancanza di flusso sanguigno ad un vaso che nutre il cuore)
  • pregresso infarto miocardico (una “cicatrice” del muscolo cardiaco legata alla improvvisa chiusura di un vaso sanguigno che nutre il cuore)
  • cardiomiopatia dilatativa (condizione in cui il cuore si ingrandisce e si contrae con minore forza)
  • cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro o sinistro (condizione geneticamente determinata in cui il muscolo cardiaco viene parzialmente sostituito da grasso e “cicatrice” senza che vi sia una alterazione del flusso sanguigno)
  • miocardite acuta o cronica (infiammazione del cuore che guarisce lasciando una “cicatrice”)
  • cardiomiopatia ipertrofica (malattia geneticamente determinata in cui tutto o parte del cuore si ispessisce in maniera abnorme)
  • difetti congeniti della struttura del cuore (ad esempio tetralogia di Fallot) sottoposti o no a correzione cardiochirurgica
  • sindrome del QT lungo, sindrome del QT corto, sindrome di Brugada (malattie genetiche che alterano la funzione della membrana che riveste le cellule cardiache)
  • uso di droghe (cocaina, amfetamine)

Diagnosi

Quali esami si eseguono per la diagnosi della fibrillazione ventricolare?

Possono essere eseguite varie indagini per le persone cardiopatiche al fine di valutare il rischio di avere una morte improvvisa da fibrillazione ventricolare o nei sopravvissuti ad un arresto cardiaco per guidare il successivo trattamento terapeutico.

Gli esami più frequenti sono:

  • ECG dinamico delle 24 ore sec. Holter
  • Ecocardiogramma
  • Risonanza magnetica nucleare cardiaca
  • Test ergometrico
  • Coronarografia
  • Studio elettrofisiologico endocavitario

Trattamenti

È indispensabile arrestare il più presto possibile l’aritmia mediante una defibrillazione del cuore (“scarica elettrica” erogata con delle speciali piastre posizionate sul torace da un apparecchio chiamato defibrillatore).

In caso di arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare è obbligatorio attivare immediatamente il sistema di emergenza medica chiamando il 112. Nello stesso tempo chi si trova nelle vicinanze dovrà iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Il primo passo è quello di eseguire un massaggio cardiaco esterno mediante compressioni profonde sul torace (circa 100 al minuto) per di consentire un seppur minimo apporto di sangue agli organi vitali (cervello e cuore). Se disponibile nelle vicinanze, dovrà essere immediatamente attivato ed utilizzato da soggetti abilitati, anche prima dell’arrivo dei soccorsi, un defibrillatore semiautomatico. La probabilità di sopravvivenza dipendono quasi esclusivamente dalla rapidità della defibrillazione cardiaca.

Per la prevenzione dell’arresto cardiaco (o delle sue recidive) possono essere utilizzati farmaci come i beta-bloccanti (Atenololo, Metoprololo, Carvedilolo, Bisoprololo, ecc) e gli ACE-inibitori (Enalapril, Ramipril, ecc). La scelta del farmaco ed il dosaggio potranno variare, su indicazione del medico, a seconda della cardiopatia (tipo e gravità) del paziente e della risposta al trattamento. Sebbene questi farmaci si siano dimostrati efficaci nel ridurre il rischio di morte improvvisa in molte popolazioni, la protezione offerta non è elevatissima. Pertanto, nei pazienti ad alto rischio o già sopravvissuti ad arresto cardiaco, sarà quasi sempre indicato l’impianto di un defibrillatore automatico impiantabile.

Alcuni pazienti potrebbero beneficiare anche di trattamenti addizionali quali:

  • angioplastica coronarica (procedura in cui si riaprono con dei palloncini o delle retine metalliche i vasi sanguigni che irrorano il cuore in precedenza ostruiti)
  • by-pass coronarico (un intervento eseguito dal cardiochirugo per ristabilire il flusso sanguino adeguato al muscolo cardiaco mediante l’applicazione di “ponti” vascolari)
  • ablazione transcatetere di tachicardie ventricolari che possono trasformarsi in fibrillazione ventricolare