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Disturbi intestinali: quali sono i più comuni e come riconoscerli

I disturbi intestinali possono influire significativamente sulla qualità della vita. I principali sono:

  • Dolore addominale
  • Gonfiore addominale
  • Dispepsia (senso di digestione rallentata o nausea dopo i pasti)
  • Alterazioni della frequenza e della consistenza delle evacuazioni (diarrea o stipsi/stitichezza)
  • Presenza di sangue nelle feci

Possono avere cause diverse e non avere un’unica interpretazione, ad esempio possono derivare da situazioni transitorie legate all’alimentazione, allo stress, ad infezioni, all’assunzione di alcuni farmaci o integratori ma talvolta possono dipendere da patologie più complesse e gravi. 

Approfondiamo l’argomento con il dottor Matteo Fiacca, gastroenterologo in Humanitas Mater Domini e negli Humanitas Medical Care.

Quali sono i disturbi intestinali più comuni?

Tra i disturbi intestinali più comuni ci sono:

  • Stipsi (stitichezza): un disturbo caratterizzato da evacuazioni difficili o poco frequenti (meno di 3 volte a settimana), spesso associate a feci dure, sensazione di svuotamento incompleto e sforzo durante la defecazione. Può essere temporanea o cronica e avere diverse cause: alimentazione povera di fibre, scarsa idratazione, sedentarietà o disturbi del tratto intestinale.
  • Diarrea: è definita come l’emissione di feci liquide o semiliquide più volte al giorno. Può essere acuta (di breve durata, spesso legata a infezioni o intolleranze) o cronica (persistente per più di 4-6 settimane), e può accompagnarsi a crampi, urgenza evacuativa e disidratazione. Le cause vanno da infezioni gastrointestinali a malattie infiammatorie croniche o problemi di assorbimento.
  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS): si tratta di un disturbo funzionale dell’intestino, caratterizzato da episodi intermittenti di dolore addominale associati ad alterazione dell’alvo (canale intestinale) con diarrea, stipsi o alternanza di entrambe. In particolare non si riscontrano segni di malassorbimento, di infiammazione o lesioni del tratto gastro-intestinale poiché tale condizione è determinata da ipersensibilità viscerale e si correla spesso a disturbi dell’umore, come ansia e depressione, attraverso l’asse intestino-cervello.
  •  Intolleranze alimentari: si verificano quando l’organismo ha difficoltà a digerire alcune sostanze presenti negli alimenti. L’intolleranza più frequente è quella al lattosio (zucchero del latte) che si può indagare con il Breath test dedicato. Possono causare gonfiore, dolori addominali, meteorismo e diarrea dopo l’assunzione degli alimenti coinvolti.
  • Malattie infiammatorie croniche intestinali, come il Morbo di Crohn che può colpire qualsiasi parte del tubo digerente, dalla bocca all’ano, oppure la colite ulcerosa che interessa solo il colon e il retto. Entrambe provocano infiammazione cronica con sintomi come diarrea persistente, sangue nelle feci, dolori addominali, febbre e perdita di peso.
  • Malattia celiaca: è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario reagisce al glutine (una proteina presente in grano, orzo e segale), danneggiando la mucosa dell’intestino tenue. I sintomi possono variare da lievi disturbi intestinali (diarrea, gonfiore, perdita di peso) a manifestazioni extraintestinali come anemia, stanchezza o problemi della pelle. L’unico trattamento efficace è una dieta rigorosamente priva di glutine per tutta la vita.
  •  Infezioni intestinali: causate da virus, batteri o parassiti, si presentano in genere con diarrea acuta, febbre, crampi addominali e, talvolta, vomito. Possono risolversi spontaneamente ma, nei casi più gravi, richiedono cure mediche.
  • Malattia diverticolare: la presenza di dolore sul fianco sinistro potrebbe invece essere legata ai diverticoli, piccole “tasche” che si formano sulle pareti del colon. Quando si infiammano, possono causare dolori e complicarsi scatenando una diverticolite acuta.
  • Polipi o tumori intestinali: i polipi intestinali sono escrescenze benigne che si formano nella mucosa del colon; in alcuni casi possono trasformarsi in tumori maligni (carcinoma del colon-retto). Nelle fasi iniziali possono non dare sintomi, per questo è fondamentale aderire al programma di screening della propria ASL di residenza. Inoltre, è importante considerare l’esecuzione di controlli endoscopici periodici in caso di familiarità con il tumore del colon-retto, da stabilire in base al tipo di familiarità.
  • Gastrite: da sospettare in caso di bruciore ai quadranti superiori dell’addome e spesso in associazione a nausea e senso di pienezza dopo i pasti. Da non confondere con i sintomi da reflusso gastro-esofageo (bruciore dietro al petto e rigurgito acido). Una causa frequente di gastrite è l’infezione da Helicobacter pylori ma anche l’abuso di anti-infiammatori, il tabagismo, l’abuso di alcolici e lo stress possono provocarla.

Come si interviene?

Se i sintomi risultano di lieve entità e di nuova insorgenza o occasionali, spesso è sufficiente regolarizzare lo stile di vita e l’alimentazione. In caso di disturbi intestinali persistenti o importanti è raccomandabile il giudizio di un gastroenterologo per stabilire percorso diagnostico più corretto.

Tra gli esami principalmente indicati vi sono: esami del sangue ed esame delle feci.

Esami del sangue

Un emocromo completo è utile per rilevare la presenza di anemia, segni di infezione, infiammazione o eventuali problemi di malassorbimento. Alla stessa maniera, la VES (velocità di eritrosedimentazione) e la PCR (proteina C reattiva) rappresentano indicatori importanti di un’infiammazione generale in corso.

Gli elettroliti (sodio, potassio e cloro) vengono valutati soprattutto in caso di diarrea persistente, per identificare possibili squilibri. Anche l’analisi di ferro, ferritina e transferrina è fondamentale, poiché permette di diagnosticare carenze dovute a sanguinamento o a malassorbimento.

La misurazione di vitamina B12 e acido folico aiuta invece a individuare eventuali deficit legati a malattie intestinali croniche o a celiachia. Per quanto riguarda lo stato nutrizionale generale, degli indicatori chiave sono l’ albumina e l’elettroforesi siero-proteica.

È importante anche il profilo epatico – che comprende transaminasi, gamma-GT, fosfatasi alcalina e bilirubina – utile per monitorare la funzionalità del fegato, che può risultare compromessa in alcune patologie intestinali. Per escludere un’infiammazione pancreatica si ricorre invece al controllo di amilasi e lipasi.

Infine, la ricerca di anticorpi anti-transglutaminasi (IgA e IgG), di anticorpi anti-endomisio e delle IgA totali risulta fondamentale per la diagnosi di celiachia, oltre che per escludere una carenza di IgA.

Esami delle feci

La coprocoltura è utile per la ricerca di batteri patogeni, come ad esempio Salmonella o Shigella, ed è particolarmente indicata nei casi di diarrea acuta accompagnata da sintomi severi e persistenti. Un altro esame importante è la ricerca di parassiti e uova su tre campioni, che consente di individuare eventuali infestazioni intestinali, soprattutto in persone che vivono o hanno vissuto in passato in paesi esotici.

La calprotectina fecale è un indicatore dell’infiammazione intestinale e risulta molto indicata per distinguere disturbi di natura funzionale, come la sindrome dell’intestino irritabile, dalle malattie infiammatorie croniche. Allo stesso modo, l’analisi dell’elastasi pancreatica fecale permette di valutare la funzionalità del pancreas; è indicata in presenza di segni di malassorbimento, diarrea cronica, dolore addominale o in soggetti con fattori di rischio per danno pancreatico, come tabagismo, abuso di alcolici o familiarità per patologie del pancreas.

In caso di diarrea severa, soprattutto dopo l’assunzione di antibiotici o nei pazienti immuno-compromessi, è utile la ricerca dell’antigene fecale del Clostridium difficile. Infine, si ricorre all’analisi dell’antigene fecale dell’Helicobacter pylori o l’Urea Breath test nei casi di dispepsia lieve (ossia cattiva digestione), soprattutto nei pazienti più giovani.


In base alla patologia diagnostica, altri esami richiesti dal medico possono essere il Breath test per intolleranze alimentari, utile per escludere sovracrescita batterica (SIBO), e l’ecografia addominale, che consente di valutare gli organi parenchimatosi addominali (organi interni dell’addome).

In caso di sospetta malattia infiammatoria cronica intestinale il medico può richiedere una ecografia delle anse intestinali, indicata per studiare le pareti dell’intestino per escludere processi infiammatori o eventuali complicanze.

Quando consultare un medico con urgenza?

È importante consultare un medico con urgenza se dovessero essere presenti i seguenti sintomi d’allarme:

  •  Dolore addominale continuo e in progressivo peggioramento
  •  Diarrea o stipsi di nuova insorgenza che durano oltre 2-3 settimane
  • Sangue visibile nelle feci o sangue occulto fecale
  • Perdita di peso non intenzionale
  • Febbre persistente
  • Affaticamento e debolezza ingravescenti
  • Sintomi notturni
  •  Sintomi di nuova insorgenza in pazienti con età superiore ai 45 anni con familiarità per patologie gastro-intestinali o esposti a fattori di rischio (tabagismo e abuso di alcolici)

In questi casi il medico può decidere di eseguire accertamenti quali:

  • Colonscopia: permette di osservare direttamente il colon e l’ultimo tratto di intestino tenue, prelevare campioni o rimuovere polipi.
  • Gastroscopia: per esaminare esofago, stomaco e duodeno
  • TAC o risonanza magnetica

Una volta eseguite le indagini più opportune è sempre raccomandato consultare un parere medico di medicina generale o gastroenterologo per individuare il corretto iter terapeutico da seguire.

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